Luciano - Storia vera e altri racconti fantastici by Luciano

autore:Luciano [Luciano]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, Classics
ISBN: 9788811136569
Google: MJVNcW4MqKEC
editore: Garzanti Classici
pubblicato: 2012-06-26T22:00:00+00:00

TIMONE

OVVERO IL MISANTROPO

Un Timone, detto il “misantropo”, visse effettivamente ad Atene ai tempi della guerra del Peloponneso; in seguito all’ingratitudine degli amici, decise di evitare il consorzio umano, vivendo una vita solitaria e manifestando sistematicamente disprezzo e odio per i suoi simili: da qui il soprannome. Il personaggio, con i suoi rancori implacabili, è ben caratterizzato da un aneddoto che narra come contrariamente ai suoi abituali atteggiamenti manifestasse aperta simpatia per Alcibiade, il discusso e spregiudicato uomo di Stato ateniese, soltanto perché lo riteneva il futuro artefice della rovina politica e militare della sua città. Questo episodio emblematico si legge in Plutarco (Vita di Antonio 70, Vita di Alcibiade 16), ma Timone è citato in forma antonomastica già negli Uccelli (v. 1549), e in un lungo passo della Lisistrata (vv. 808 sgg.) di Aristofane, autore prediletto da Luciano; accenni alla sua figura si incontrano anche in altri autori, e a lui si ispirarono – in opere per noi perdute – vari commediografi, tra cui Platone comico e Frinico, mentre Antifane – prolifico rappresentante della cosiddetta “commedia di mezzo” – secondo la testimonianza del grammatico Ateneo, che ne riporta anche un frammento, compose una commedia intitolata il Misantropo (Ateneo VII 309d). Sorvolando in questa sede sulla spinosa questione del debito lucianeo nei confronti dei predecessori (tra cui certo avevano un posto anche il Dyskolos di Menandro nonché il Carattere teofrasteo dell’authades) si può comunque affermare che il protagonista di questo dialogo nasce da spunti biografici del Timone personaggio storico, già arricchiti da una abbondante dossografia, combinati con elementi canonici del genere comico e reminiscenze della letteratura cinica. Merita peraltro di essere ricordata l’accattivante ipotesi già di Settembrini, ripresa in modo più sfumato da Schwartz, secondo cui il Samosatense si sarebbe ispirato, per diversi dettagli, alla vita di Erode Attico, celebre e ricchissimo retore e mecenate suo contemporaneo, e del padre di Erode, che doveva le sue fortune al ritrovamento di un tesoro sepolto (cfr. Filostrato, Vite dei Sofisti II 547). Sul piano della struttura, il Timone, composto probabilmente intorno al 165, è un altro eccellente esempio di quel «dialogo sposato alla commedia» che di Luciano costituiva il vanto: in questo caso si può parlare addirittura di una sorta di sceneggiatura. Privo di qualsiasi cornice, mescola con perfetta disinvoltura cielo e terra, uomini e divinità di diverso rango, senza rinunciare neppure a una figura allegorica, la Povertà; sfodera un attacco pirotecnico, una apparente litania di epiteti di devozione religiosa che si concludono – con un repentino rovesciamento di sicuro effetto comico – in una virulenta imprecazione; la seconda parte, con la sfilata di personaggi che si presentano a Timone cercando di ingraziarselo con i più svariati pretesti, riecheggia con esiti decisamente brillanti (il cammeo del retore è un piccolo gioiello) un modulo compositivo tipico della drammaturgia aristofanea (il cui Pluto è ben presente non solo nella caratterizzazione del dio della ricchezza). Nonostante gli indubbi pregi – tra cui un linguaggio particolarmente vivace e mimetico – questo pezzo, considerato da diversi critici uno

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